I tantissimi libri di cucina, raggruppati per argomento, si sono fatti spazio in casa e ne hanno preso possesso; sono dei coinquilini silenziosi di grandissima compagnia sempre pronti a dare una mano al bisogno ed, infatti, mai lasciati in pace. Vengono letti e riletti, estrapolati, appuntati.
Il loro uso è divenuta una costante, sono pronti a sciogliere dubbi e qualche volta a farli venire, ma stimolando la ricerca riescono a rendere entusiasmante la risoluzione dei problemi.
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Non ci sono solo i libri, ma anche le amiche riviste per cui negli anni ho avuto sentimenti mutevoli: a causa di certi cambiamenti nel look e nel contenuto, si è passati spesso dal grande amore all'assoluta indifferenza. Di alcune riviste sono sopravvissuti soltanto fogli sciolti, i più interessanti, mentre il corpo ha alimentato il fuocherello del camino, facendosi cenere, oppure è finito nei cassonetti dietro casa. Dispiace, ma altrimenti l'invasione sarebbe totale.
Le letture e le sbirciate hanno fatto sì che il mio piccolo" bagaglio" si ampliasse, che l'interesse s'intensificasse e che diversi quadernoni si riempissero di appunti, di trascrizioni e ricette a cui spesso però dimenticavo di annotare l'autore. Chi aveva avuto la grandissima idea di abbinare quell'ingrediente così speciale a quella zuppa? Chi era andato alla ricerca di quel legume così raro, ormai perduto, tanto da fare si che la coltura riprendesse sorprendentemente vigore?
Si sono susseguite numerose prove e tentativi di emulazione, alcune volte riuscite alla prima, altre abbandonate e poi riprese per essere abbandonate di nuovo, un po' come in un rapporto conflittuale fra amanti.
Queste pagine di appunti, nate per ricordare idee e soluzioni, senza oppure con il nome dell'autore, di cui spesso però si finisce per dimenticarsi ugualmente, rappresentano bene quello che intendo per cucina:
un patrimonio universale, senza diritti di proprietà.
Nei miei post dunque si parla di me, ma allo stesso tempo si parla anche di altri, di tutti quei cuochi o giornalisti che siedono stipati tra la polvere dei miei scaffali e di quelli che a loro volta sono stati d'ispirazione a quest'ultimi, sarebbe stupido negarlo, siamo arrivati così lontano con la sperimentazione e la ricerca che nessuno può più dire di aver inventato qualcosa, nessuno può più usare aggettivi come mio o tuo in cucina.
Si tratta sempre e comunque di trovate collettive.
Quando cucino ci metto del mio, è vero, spesso ho delle intuizioni, ma non ho la presunzione di pensare di essere stata la prima, tuttavia quest'aspetto, ovvero la non esclusiva paternità di certi accorgimenti, non mi impedisce di parlarne con voi.
La ricetta, infatti, sarà sempre della nonna, le dosi le stesse consigliate dal famoso pasticcere e la variante come minimo sarà quella regionale. E allora? Che importa? Vorrà dire che così è più buona.