23 luglio 2012

I pici, non mangiateli al ristorante




Pici x 4
500 gr farina, di cui 300 di farina ‘00’ e 200 di semola di grano duro
1 cucchiaio di extra-vergine di oliva
Acqua tiepida q.b.

Per la preparazione disporre la farina a fontana e aggiungere l’olio e poco alla volta l’acqua, cosi da realizzare l’impasto, non ci sono dosi precise ma si deve interrompere l’aggiunta di acqua quando l’impasto raggiunge la consistenza necessaria, valutate quella del lobo inferiore del vostro orecchio e sarete in linea con la consistenza richiesta, impastare energicamente per un paio di minuti, senza aggiungere altra farina se non quella per evitare che l’impasto si appiccichi alla spianatoia, fatto questo, avvolgete l’impasto nella pellicola trasparente e ponete in frigo a riposare per circa mezz’ora. Adesso, prelevando piccoli pezzi di pasta, la metà di una noce, per esempio, realizzate i pici facendo scorrere le mani sopra il pezzetto di pasta e rendendo questo " simile " a uno spaghetto, sottile abbastanza, circa 3 o 4 mm di diametro. Cercate di produrre pici di grandezza uniforme per non avere problemi con la cottura. Appena realizzati i pici, spolverateli leggermente con un po’ di farina per evitare che si attacchino fra loro e alla spianatoia, non potete conservarli, ma dovete cuocerli immediatamente, perché asciugandosi si spezzano e contemporaneamente la parte interna più umida comincia a fermentare. In realta c’è anche un modo per conservarli ma adesso non ve lo dico, se lo volete sapere fate il corso di cucina da me!


Dopo la lettura della ricetta viene da riflettere sulla diffusione della parola pici nei menù dei ristoranti, e
nella apparizione degli stessi nelle vetrine dei negozi di vendita dei prodotti tipici, nei supermercati, nei panifici. Frequentemente la loro fattura è somigliante ad un grosso spaghetto, uno uguale all'altro dalla cottura lunghissima con una certa tendenza ad impoltigliarsi, con prezzi altissimi di vendita giustificati da fatto che trattasi di formato particolare e regionale.
Il mercato praticamente offre un surrugato del prodotto e pochissimi sono i ristoranti che tengono una persona impegnata alla fattura degli stessi nelle loro cucine, anche perchè, considerando il prezzo del costo del lavoro, quanto dovresti far pagare un piatto di veri pici?
Che cosa succederà alla nostra tradizione?

3 commenti:

  1. I pici in casa mia si fanno rigorosamente a mano. E' uno dei miei cavalli di battaglia e se penso alla facilità e velocità con cui si possono preparare, mi viene rabbia quando in celebrate trattorie si legge "Pici" e ti servono dei serpentoni gommosi che non vanno giù neanche con le cannonate. I pici sono una religione come tutta la pasta fatta a mano. Dovremmo insegnarlo alle nostre figlie. La mia, di 10 anni, li fa con me!
    Ti abbraccio...ah, dimenticavo, se hai voglia, mi farebbe piacere invitarti al mio primo contest. http://andantecongusto.blogspot.it/2012/07/tempo-di-contest-cinegustologiala.html
    A presto, Pat

    RispondiElimina
  2. che meraviglia... li ho mangiati solo al ristorante... ma dopo la tua riflessione, mi chiedo cos'ho mangiato! Questi sicuramente saranno mooooolto più buoni. Chissà magri provo a farli seguendo la tua ricetta.
    Complimenti, anche per il tuo blog, è davvero molto bello.
    Paola

    RispondiElimina
  3. già mi piaci.. pasta fatta in casa... anche io adoro i pici anche se li ho conosciuti attraversando l'appennino e venendo in toscana.. tu come li condisci?

    RispondiElimina

Spaghettino