04 novembre 2012

Autunno, freddo, castagne

Giornata piovigginosa, fredda, il caminetto acceso per stiepidire l'aria della casa, facilmente ci riavviciniamo ai gesti prettamente invernali, potare gli alberi, tagliare la legna, prepararla in cataste coperte, pulire le canne fumarie, la raccolta delle olive e fra qualche giorno le bruschette estive con i pomodori saranno sostituite da quelle con l'olio nuovo.

Ma nel frattempo il caminetto è acceso, la vecchia padella di ferro con i buchi è a portata di mano e alle castagne serve solo fare un piccolo taglio trasversale. Un buon bicchiere di vino rosso ci fa compagnia
mentre aspettiamo che la cottura arrivi a compimento.

I miei pensieri tornano indietro: bambina negli anni '60 nella mia città c'è una Piazza, una grande Piazza
dove si soleva giocare, ritrovarsi dopo la scuola e passare le estati e l'inverno in compagnia dei coetanei, degli amici di scuola, i genitori ci lasciavano andare da soli con i pochi spiccioli per la merenda.
C'era sempre un piccolo banchetto, prima dell'avvento dell'HCCP, che cuoceva le caldarroste e noi
con il piccolo cartoccio, prima ci scaldavamo le mani e poi iniziavamo il rito: sbucciavamo la castagna facendo a gara per chi faceva prima, quella dannata pellicina.....ogni tanto ci impediva il risultato.

Clienti fissi, tutti i giorni, era la nostra merenda e la signora, non mi ricordo più il suo nome, conosceva i nostri orari ed eravamo gli ultimi clienti della sua lunga giornata, dopo di noi raccoglieva i suoi attrezzi di lavoro e, aiutata dal marito, lasciava la Piazza spingendo il piccolo carretto fino al deposito in una  viuzza  lì vicino. Il suo volto è ancora ben presente nella mia mente, avvolta da una sciarpa di lana che le incorniciava il viso , sempre segnato dal freddo nell'espressione, le mani con i guanti tagliati che lasciavano uscire le ultime falangi delle dita per avere più agibilità a  toccare le castagne.

Vendeva anche il granturco per i piccioni e d'estate le banane.

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